Tra il 1930 e il 1939 le ferrovie secondarie italiane in concessione realizzarono un vasto ammodernamento del materiale di trazione.
Tra le soluzioni tecnicamente all’avanguardia vi furono le automotrici meglio conosciute come “littorine”, dal fascio littorio posto frontalmente in epoca fascista, e dal nome della città di Littoria (oggi Latina) che ne usufruì per i collegamenti con Roma negli anni ’30.
Il nome nel tempo ha perso il suo originario significato politico per assumerne uno pratico indicante un servizio veloce con un mezzo aerodinamico con testate ricurve.
Tale nome è poi rimasto per indicare tutti questi grossi “bus su rotaia”.
Alcune aziende ferroviarie italiane, tra cui le FSE, adottarono automotrici di tipo tedesco, meno aerodinamiche nella forma, dotate di un motore Diesel a 6 cilindri realizzato dalla MAN (acronimo di Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg, in italiano Fabbrica di Macchine di Augusta e Norimberga) di Augusta.
Le FSE hanno avuto 10 automotrici di questo tipo, le prime 6 costruite nel 1939 dalle Officine Meccaniche della Stanga di Padova; nel 1950 e ‘51 altre 4 automotrici furono ricostruite, su telai di mezzi danneggiati nel corso di eventi bellici, dalle Officine Meccaniche Reggiane e della Stanga. Il motore d’origine da 165,4 kW fu sostituito nel 1983 da un Breda ID 36 N 6V da 176,64 kW. La velocità ammessa era di 90 km/h.
Oltre al vano motore/bagagliaio, erano presenti un vestibolo di accesso con annessa ritirata, un ambiente di 1a classe (16 posti), uno di 2a classe (60 posti) e le due cabine di manovra, alle due estremità.